mercoledì 11 dicembre 2013

Crisi, in Italia meno ingressi e più espatri ed al primo posto chi?... IL MOLISE NATURALMENTE!!! + 147%

Nel 2012 emigrati 68 mila italiani.

Alcuni migranti a bordo di un barcone.
Alcuni migranti a bordo di un barcone.Nl nostroe Paese sembra essere entrata in crisi anche l'immigrazione.
ORFANI DI IMMIGRATI. Secondo quanto indicato da un rapporto pubblicato il 10 dicembre dall'Ismu, la fondazione che rileva le iniziative e gli studi sulla multietnicità, l'immigrazione in Italia si è fermata. La crisi economica sembrerebbe aver bloccato i nuovi arrivi, stimolando invece l'emigrazione di molti italiani delusi. La popolazione di origine straniera nel nostro Paese è stimata, al primo gennaio 2013, a 4,9 milioni di persone, dentro cui si sono contati 300 mila irregolari, il 6% in più rispetto al 2012 calcolando nascite, ricongiungimenti familiari e cittadini che non erano stati censiti nel 2011, anno in cui si erano trasferiti in un altro Paese 200 mila stranieri.
PERMESSI DI SOGGIORNO DIMEZZATI. Ne è emerso che i permessi di soggiorno rilasciati per motivi di lavoro nel 2012 sono stati 67 mila, ovvero la metà rispetto al 2011 e meno di un quinto del 2010, quando per motivi di lavoro erano arrivate 350 mila persone.
IL LAVORO CHE MANCA E LE OCCUPAZIONI. L'emergenza principale risulterebbe essere quella che riguarda il lavoro, senza distinzioni di nascita. Infatti da quando è il lavoro a

giovedì 5 dicembre 2013

MONS. BREGANTINI PRESENTA LA MARCIA PER LA PACE CHE SI SVOLGERA' IL 31 DICEMBRE A CAMPOBASSO.

Riceviamo e pubblichiamo il testo integrale della  lettera di Umberto Berardo:
"Marciare, ma soprattutto operare per la pace"
Oggi, mentre scriviamo, dopo un incontro nella sala Celestino V del 4 c.m. con Leoluca Orlando, sindaco di Palermo, sul tema "La Politica come servizio alla pace ", mons. Bregantini ha presentato la marcia per la pace che si svolgerà quest'anno il 31 dicembre a Campobasso.
L'augurio che ci facciamo è che l'iniziativa rimanga propria della società civile, che non abbia nulla di accademico, che sia fortemente riflessiva e propositiva e soprattutto che non sia appaltata da una politica che non si pone come tecnica di soluzione dei problemi della collettività, ma come un sistema in mano a mestieranti privilegiati per accedere al potere in ruoli istituzionali non più per scelta elettorale, visto che il voto è stato ridotto solo ad una finzione, ma per cooptazione oligarchica o partitocratica ancora per poco, speriamo, visto il recente pronunciamento della Corte Costituzionale sul "Porcellum".

DOMENICA NO GRAZIE! : MOBILITAZIONI DEI LAVORATORI DOMENICA 8 DICEMBRE IN TUTTA ITALIA.... CAMPOBASSO DOV'E'?.......


Per ogni posto di lavoro creato nei centri commerciali se ne perdono sei nel piccolo commercio. Basta questo dato per capire la gravità della situazione dei lavoratori del commercio. Non solo, chi si guadagna da vivere nei centri commerciali lo fa in condizioni di grande precarietà. Ai lavoratori si richiede soprattutto grande flessibilità: straordinari, festivi obbligatori, orari che cambiano ogni giorno, ferie non concordate sono la normalità e rendono inconciliabili i tempi di vita e di cura della famiglia con il lavoro. A questo si aggiunge tutta una serie di meccanismi disciplinari e di abusi, come il mobbing, che minano qualsiasi forma di tutela. Insomma, la filosofia organizzativa tende a comprimere verso il basso i salari e i diritti dei lavoratori. Nel 2010, la CGIA di Mestre, ha stimato che tra il 2001 e il 2009 la superficie di vendita della grande distribuzione è cresciuta circa del 65%, nel frattempo le piccole attività sono diminuiti di oltre 51.000 unità. Nello stesso periodo a un aumento di poco più di 21.000 addetti nella grande distribuzione, nel piccolo commercio si sono persi quasi 130.000 posti di lavoro.
Per porre un freno a questa situazione è necessario che i lavoratori riacquistino il controllo dei propri diritti, a cominciare dal diritto al riposo domenicale e festivo e dei propri tempi di vita. L’8 dicembre la USB ha lanciato una giornata di mobilitazione nazionale per il diritto alle festività. In numerose città italiane, ci sarà “L’OTTO IO LOTTO”, con iniziative in difesa dei diritti e della democrazia dentro e fuori i centri commerciali. L’appuntamento nella zona di Milano è al Centro commerciale Sarca di Sesto San Giovanni.

BASTA CON IL LAVORO FESTIVO: L’8 DICEMBRE MOBILITAZIONE DEI LAVORATORI DEI CENTRI COMMERCIALI :

Questi alcuni dei luoghi dove si svolgeranno le mobilitazioni dei lavoratori
DOMENICA 8 DICEMBRE: 

A Roma (centro commerciale ROMAEST),
Firenze (centro commerciale I GIGLI) ,
Bologna (Coop & Coop di S. Ruffillo),
Milano (centro commerciale SARCA),
Napoli (Zona Commerciale di Casoria - IKEA),
Bari (Centro Commerciale Mongolfiera Santa Caterina),
Catanzaro (centro commerciale DUE MARI),
Schio, in provincia di Vicenza, (Supermercato Coop), saranno indetti presidi dentro e fuori i centri commerciali per denunciare le condizioni ormai insostenibili delle donne e degli uomini che lavorano nel commercio.
VOLETE FARE QUALCOSA???!!PARTECIPATE!!!!! DOMENICA NO GRAZIE E NESSUN FESTIVO!!!!!

TESTIMONIANZA DIRETTA DI UN IMPRENDITORE.

Foto: ...Monfalcone(Friuli)...ogni lumino è un negozio chiuso.."Commercio, ecco come si vive nell'età delle liberalizzazioni"

A 36 anni, otto anni fa, ho lasciato un lavoro cosidetto “sicuro” da impiegato e ho intrapreso la professione di imprenditore aprendo un’attività commerciale assieme a mia moglie, all’interno di un centro commerciale. I primi anni sono filati via lisci, l’attività è cresciuta e c’è stato spazio anche per due dipendenti. Poi la crisi che ben conosciamo, implacabile, ma non solo quella. Da Gennaio 2012 il decreto Salva Italia dell’allora governo Monti ha introdotto, di punto in bianco, la completa liberalizzazione del commercio in termini di orari e giorni lavorativi. La Grande Distribuzione ha preso la palla al balzo e nel centro commerciale dove lavoro si è deciso di tenere aperto sempre. 7 giorni su 7, 12 ore al giorno pena multe salatissime.

La mia vita è cambiata, come quella di tanti altri colleghi e dipendenti del settore. Ad un tratto, da arbitro della mia vita professionale, mi sono sentito obbligato a vivere un’esistenza pre-confezionata che qualcuno ha deciso per me. L’aumento delle ore di apertura, il relativo aumento dei costi di gestione, il calo dei consumi generalizzato hanno reso precario non solo il mio futuro, ma anche quello dei miei dipendenti e della mia famiglia. E’ subentrato un senso di abbandono, di solitudine, di continua tensione. La mia vita è peggiorata.

MOLISE UN'ALTRA STORIA: la politica sconfitta dalla Cultura




Riceviamo e pubblichiamo testo integrale, lettera del Prof. Valerio Mancini:
"Causa le indisposizioni dell’età, ho seguito Molise un’altra storia per mezzo di internet grazie alla solerzia con cui i bravi amici delle Forche Caudine hanno introdotto i contributi.
Penso che a Roma sia stata tradotta in realtà la migliore ipotesi di marketing territoriale,. E’ stato fatto ciò che i tanti consulenti regionali susseguitisi negli anni non sono riusciti a concretizzare non soltanto, in qualche caso, per inefficienza, ma soprattutto perché hanno risentito delle pressioni della politica locale, indirizzata ai tornaconti immediati per il proprio territorio specifico o per le proprie clientele estranee al merito, smembrando un’offerta che invece deve essere complessiva ed elevata specialmente per un territorio piccolo come il Molise.
Nelle immagini di tutte le adunanze si rivelano grandi passioni e massima professionalità da parte dei relatori: è indiscutibile il livello altissimo dei dibattiti, incantevole quello sull’Atene del Sannio con la perfetta disamina della scuola da parte del professor Plinio Perilli o quello sull’integrazione con la giornalista Ida Santilli che cita il filosofo Jürgen Habermas, o quello sull’economia con l’avvocato Donato Iannone che ricorda i testi di Tito Livio. Il Molise non è la spazzatura di Zalone, ma queste menti!
E’ la cultura che stana la politica: gli amministratori molisani più intelligenti accettano il confronto, recepiscono sollecitazioni, accorciano distanze generazionali. Vedendo su internet i resoconti delle tante iniziative debbo riconoscere che molti non hanno stonato alla Garbatella, sono riusciti a sintonizzarsi sulle interessanti tematiche proposte dagli organizzatori. Altri politici, vogliosi delle sole passerelle, probabilmente hanno preferito defilarsi per non fare brutte figure."

domenica 24 novembre 2013

Movimenti/ Le “Pmi che resistono” ora passano alla serrata


di Claudio Del Frate
Anche le imprese, nel loro piccolo, si sono stancate di resistere. E così, il popolo delle partite Iva, dei commercianti, degli artigiani, di fronte all’immobilismo della politica, decide di compire il passo mai fatto prima: la serrata.
Il 27 novembre, per 4 ore, dalle 8 alle 12, chi aderirà alla protesta abbasserà la saracinesca dell’azienda, non risponderà né a telefonate e non invierà mail, paralizzerà per quanto gli sarà possibile la produzione e si farà vedere nelle strade e nelle piazze.
L’inedito sciopero degli imprenditori è stato organizzato da “Imprese che resistono” sigla manifestatasi al mondo nel 2009 quando i “piccoli”, gli “invisibili” dell’economia italiana decisero di rendere pubblicaattraverso assemblee spontanee da un lato la loro rabbia ma dall’altro la loro voglia di continuare a mandare avanti l’attività.
“Ma non vorremmo che perseverando in questo atteggiamento il governo si convincesse che, crisi o non crisi, noi continueremo comunque a lavorare e a far finta che tutto sta andando bene”: Luca Peotta, portavoce di “Imprese che resistono” così sintetizza il pensiero che ha indotto lui e i suoi colleghi a varcare il Rubicone. Fino a ieri erano 4.100 i soggetti che avevano espresso dichiaratamente adesione alla serrata “ma il passaparola sta funzionando e contiamo che se

lunedì 18 novembre 2013

MOLISE: TERRA DI CONQUISTA? (A PROPOSITO DI "GRAN MANZE" ED ALTRO)

Riceviamo e pubblichiamo:
Egregi Signori,
 
In tempi di crisi al danno si unisce la beffa. Il Molise è divenuto, da alcuni anni a questa parte, una vera e propria terra di conquista da parte di imprenditori del Nord Italia.
La cosa ci lascia delusi, perché lo spirito di intraprendenza e di fattività del Nord, che non potrebbe che fare bene al nostro territorio, lascia il posto alla volontà di sfruttamento da parte di gente spregiudicata, che pensa di aver trovato l'allocco di turno il quale, in buona fede e con la volontà di risollevare le sorti della propria regione, decide di dargli piena fiducia. 
Non potremo mai dimenticare un'assemblea d'istituto tenutasi a metà degli anni '90 presso il Liceo Classico di Campobasso che allora frequentavamo, nella quale il nuovo amministratore delegato della Arena di Bojano, proveniente dal Veneto, tesseva le lodi del sito e dell'intera regione, presentando programmi ambiziosi di crescita. Bene, a soli tre mesi di distanza, apprendemmo dal telegiornale che il genio dell'imprenditoria se n'era andato.
Al di là del colore politico che ognuno di noi può avere, sarebbe disonesto negare che la precedente

venerdì 8 novembre 2013

SERRATA NAZIONALE - 27 NOVEMBRE 2013 - COMMERCIO, PARTITE IVA, MICRO E PICCOLI IMPRENDITORI per dire "BASTA LA PAZIENZA E' FINITA!!!!"


MANCA LA PROROGA , MA CI SARA' PIU' TEMPO PER INVIARE LO SPESOMETRO .

IL COMUNICATO STAMPA  dell'AGENZIA delle ENTRATE:


Spesometro 2013: Istruzioni e nuova scadenza Agenzia delle Entrate

Spesometro 2013: Istruzioni e nuova scadenza Agenzia delle Entrate
Spesometro 2013 istruzioni e nuova scadenza 2014 comunicazione operazioni rilevanti ai fini Iva Agenzia delle Entrate guida compilazione modello e limiti

Lo Spesometro 2013 è entrato in vigore con specifico provvedimento da parte dell’Agenzia delle Entrate che a seguito delle modifiche apportate dal Decreto fiscale (D.L. n. 16/2012), sta definendo propri in questi giorni le modalità di applicazione del c.d. Spesomentro 2.0 come strumento di comunicazione delle operazioni rilevanti ai fini Iva  concluse nel 2012.
Nello specifico, lo spesometro per il 2013 più che un modello di dichiarazione dovrebbe assumere le vesti di un tracciato record con il quale indicare analiticamente le fatture per singolo cliente o fornitore, ovvero, di un elenco clienti e fornitori.

Nuova proroga Spesometro 2013 scadenza al 31 gennaio 2014:
Aggiornamento Agenzia delle entrate, nuova proroga per lo Spesometro 2013 per la comunicazione delle operazioni rilevanti ai fini IVA di importo pari o superiori a 3.600 euro, il cui pagamento è stato effettuato da parte dell'acquirente e dal cliente finale mediante moneta elettronica, carta di credito, bancomat o prepagata, dal 6 luglio al 31 dicembre 2011.
La nuova proroga scadenza Spesometro 2013 decisa dall'Agenzia delle Entrate con il provvedimento Prot. 2013/130406, sposta l'invio della comunicazione dapprima fissata al 30 aprile 2012 e poi al 12 novembre, al termine ultimo del 31 gennaio 2014.
Tale proroga dei termini di comunicazione delle operazioni rilevati IVA di pari o superiori a 3.600 euro se effettuate con moneta elettronica, si è resa necessaria per dar modo ai soggetti obbligati di predisporre e perfezionare, il software da utilizzare per l'invio della comunicazione, recentemente modificato dopo l'interpello sulle specifiche tecniche con le principali associazioni di categoria.
Riguardo invece la comunicazione delle operazioni rilevanti ai fini IVA relative all'anno 2012 rimangono invariate le scadenze del 12 e 21 novembre, a seconda che il contribuente obbligato sia tenuto alla comunicazione IVA mensile o annuale. Tale termine, invio Spesometro 2013 è fino al 31 gennaio 2014, quando il servizio telematico Entratel terminerà l'accettazione delle comunicazioni.
Stesso prolungamento dei termini anche per il SID, sistema di interscambio dati, da utilizzare da operatori finanziari per la comunicazione delle informazioni relative a saldi e movimenti dei conti correnti bancari e postali dei contribuenti.
Si ricorda inoltre che la scadenza per la comunicazione delle operazioni rilevanti ai fini IVA relative all'anno 2013 quindi la scadenza Spesometro 2014 sono fissati dal provvedimento Spesometro del 2 agosto: scadenza Spesometro 2014: 10 aprile o 20 aprile 2014, a seconda che si tratti o meno di contribuenti con liquidazione Iva mensile o annuale.

Lettera di una negoziante «innamorata» | Economia | La Nuova Provincia di Biella

«Come tanti, sono anch'io sul punto di chiudere la mia attività. Delusa, sconvolta, 
affranta, amareggiata, sconfortata, passiva verso ciò che sta succedendo, 
con mille paure, mille incertezze.... E una sola convinzione: il mio negozio è la mia vita.
 E nonostante tutto, continuo a crederci»
Commercio Elena MartaBiella

"E poi ci sono le giornate come oggi, dove non ti aspetti di fare un incasso alto,e sale ancora di più la rabbia della dura verità..lo so dovrei sapere che c'è un limite, dove spingersi oltre è rischioso, ma questo è ciò che mi tiene viva tutti i giorni...Odio mostrarmi fragile,sono quella forte, sempre col sorriso...ho i miei difetti...ma so che per ciò che amo divento la migliore, con due palle così"... Questo è ciò che dico alla persona che
mi sta aiutando a superare questo momento. Ho 30 anni, e sono titolare di un negozio in Biella centro.
Sì, come tanti, sono anch' io sul punto di chiudere la mia attività. Delusa, sconvolta, affranta, amareggiata, sconfortata, passiva a ciò che sta succedendo, con mille paure, mille incertezze.... E una sola convinzione: il mio negozio è la mia vita!!!
Sì, la mia vita, perchè qui passo 10 ore al giorno, perchè qui do il meglio di me, perchè qui ci sono i miei (pochi) clienti che credono in me, che hanno scelto di servirsi da me, forse perchè piace il locale,
forse perchè trovano la merce che desiderano, o forse perchè sono loro simpatica. Perchè da un anno e mezzo che ho aperto la mia attività non ho ancora portato a casa 1 euro, perchè ho investito soldi, speranze e impegno tutti i giorni, perchè ci ho creduto, perchè ho lottato con tutte le mie forze, perchè faccio il mio lavoro con passione, perchè cerco di aiutare i miei clienti in tutto ciò che chiedono, perchè mi sono messa contro tutti per inseguire un sogno, per trasformare una delle mie passioni in un lavoro, perchè nonostante tutto... Continuo a crederci...
Innamorata, sono innamorata del mio lavoro, ho rinunciato a tutto per continuare ad essere la migliore.
E come tanti miei colleghi, ho tagliato spese superflue, sfizi, tempo, ho sacrificato la mia vita privata per concentrarmi su quella che per me è la cosa più importante della mia vita.... E adesso? Adesso?? Adesso devo chiudere? Perchè? Perchè non riesco a pagare l' Inps? Perchè le bollette diventano sempre più care? Perchè la gente ha sempre meno soldi da spendere, ma compra l' I-PHONE? Perchè non mangia, ma fa il mutuo per andare in vacanza? Perchè "qualcuno" invece di aiutarci, continua ad aumentare le tasse, facendoci soffocare, bloccando "il giro" dei soldi? Perchè a nessuno gliene frega niente delle persone che credono ancora nel lavoro serio, quello pulito, quello dove il sacrificio paga, dove le ambizioni sono raggiungibili col sudore? Perche non basta, non basta mai... Il tunnel è infinito.
NO, non mi va bene, non mi va bene essere chiamata "bambocciona" dai potenti, essere chiamata fallita, essere considerata una perdente, essere considerata una biellese che ha messo la testa sottoterra per non vedere, per non reagire, perchè qui fa ancora "figo" essere "qualcuno di conosciuto", ma senza lottare per le proprie idee e valori, perchè l'apparenza e il silenzio la fanno ancora da padroni...
Ecco perchè a Biella la situazione attuale è terrificante. Credo nelle persone intelligenti, credo nella forza di volontà, credo che qualcosa prima o dopo cambierà. Deve cambiare o saremo tutti con il cellulare nuovo, ma con i piatti in tavola vuoti...
Basta nasconderci, basta arrendersi, basta pavoneggiarci per qualcosa che stiamo perdendo, la "bella vita" è finita. Un po' di umiltà, ci vorrebbe umiltà. Perchè se tutti potessimo aiutarci l'uno con l'altro, invece di farci la guerra e pensare solo a fregare il più debole e sottovalutare chi ci sta di fianco, forse potremmo essere un po' più forti insieme... Non molliamo!
Per favore, pubblicate la mia lettera, tante persone stanno passando il periodo che sto passando io... Magari non serve a niente, ma forse può dare un pizzico di speranza a qualcuno.
Grazie.

giovedì 31 ottobre 2013

DODICIMILA CAPI DI BESTIAME IN ARRIVO NEL BASSO MOLISE GRAZIE ALLA POLITICA LOCALE E SENZA NESSUN PARERE PREVENTIVO DELLA POPOLAZIONE.

DA "LA FONTE DI NOVEMBRE 2013"
La notizia del giorno gran manze di Libera Molise
di Franco Novelli


L’associazione LIBERA - Associazione, nomi e numeri contro le mafie - ritiene opportuno intervenire nel dibattito aperto, soprattutto nel Basso Molise, sul problema relativo al progetto della Granarolo di trasferire su 1 Km quadrato di territorio molisano dodicimila manze in attesa che venga resa pubblica (come da normativa vigente D.L.gs 152/06) la proposta di piano o programma e il relativo rapporto ambientale (che costituisce parte integrante del piano e ne accompagna l’intero processo di elaborazione e approvazione ma che a tutt’oggi è tenuto nascosto) per fare in modo eventualmente, di riconsiderare le posizioni preconcette e presentare le proprie osservazioni, obiezioni e/o suggerimenti.
Dall’analisi delle innumerevoli pubblicazioni scientifiche, rese a tutti disponibili dai correnti mezzi di informazione si evincono le considerazioni che di seguito si riportano.
benessere animale e interessi economici
La denuncia delle cattive condizioni di vita degli animali negli allevamenti intensivi non è recente: essa risale a metà degli anni 60, dopo la pubblicazione del saggio di Ruth Harrison, Animal Machine. In seguito a tale pubblicazione il governo inglese fu costretto ad istituire un’apposita commissione d’indagine, passata alla storia come “commissione Brambell” dal nome del medico veterinario che la presiedeva. Nel 1965 questa commissione pubblicava il “Brambell Report” divenuto punto di riferimento per lo studio del benessere animale, offrendo per la prima volta una definizione scientifica di benessere animale e stabilendo precisi parametri di riferimento che non prendono in considerazione solo quelli riconducibili ad un concetto etico ma soprattutto valutabili e quindi misurabili. Detti parametri possono essere racchiusi nelle famose 5 libertà: 1- libertà dalla fame, dalla sete e dalla cattiva nutrizione, 2- libertà dal disagio ambientale, 3- libertà dal dolore dai traumi e dalle malattie, 4- libertà dalla paura e dallo stress, 5- libertà di poter manifestare le caratteristiche comportamentali specie-specifiche.
L’evoluzione storico-culturale del rapporto uomo-animale, che non vede più gli animali come oggetti asserviti all’uomo (il dominio dell’uomo sulla natura non deve essere trasformato “in tirannide che devasta la natura” come sostiene Monsignor Ravasi) ma portatori di diritti in quanto “esseri senzienti”, ha nel corso del tempo ampliato ed integrato il concetto di benessere.
Si è così arrivati alla definizione di benessere formulata dal Farm Animal Welfare Council : “vita degna di essere vissuta”, intendendo cioè la possibilità di offrire agli animali opportunità per esplorare l’ambiente, cibarsi di ciò che preferiscono o mettere in atto comportamenti che diano loro soddisfazione. Ci sembra di capire che l’allevamento intensivo per la fabbrica di “macchine animali ad alta produzione di latte” da trasferire poi, al momento della produzione, in Emilia (e quindi non disponibili per il rilancio della zootecnia molisana) non risponda ai principi di vita degna di essere vissuta. Come viene riportato dalle indiscrezioni dei giornali locali, i vitelli a 10 giorni di vita (subito dopo la cicatrizzazione del cordoneombelicale) vengono allontanati dalle mamme per essere trasferiti in Molise ed alimentati con latte in polvere e avviare così il ciclo della famosa nursery per la costruzione “delle macchine da latte”. È forse utile ricordare che in natura una vacca produce il latte sufficiente esclusivamente per alimentare, per il tempo necessario, il proprio vitello. Fabbricare macchine da latte, che producono circa 60 litri di latte al giorno, con una alimentazione spinta,

SPESOMETRO LE ISTRUZIONI PRATICHE DI COSA COMUNICARE IN ATTESA DI UNA PROBABILE PROROGA.



sabato 12 ottobre 2013

MERCATO COPERTO DI CAMPOBASSO A "CHILOMETRO ZERO" ? L'INIZIATIVA DI GENOVA DA IMITARE ! .

Riapre il Mercato del Carmine a Genova
Riapre il Mercato del Carmine a Genova
Genova - Un'asta con la merce invenduta per "svuotare" il mercatino ma anche per andare incontro alle esigenze di chi non vuole o non può spendere. E' una delle soprese del neonato Mercato del Carmina, presentato oggi alla Stampa e che inaugura ufficialmente domani, alle ore 17.
La struttura riprende la sua connotazione mercantile dopo un difficile periodo ma si ripromette di diventare in breve tempo un polo di aggregazione per chi ama le verdure e i prodotti a "chilometri zero" ma anche i prodotti tipici liguri.
All’interno si potranno acquistare prodotti “a chilometri zero”: in particolare pescato ligure, carni di provenienza locale e frutta e verdura rigorosamente di stagione. Nel mercato, inoltre, troverà sede l’Enoteca Regionale Ligure, vetrina delle eccellenze enologiche liguri, riconosciuta dalla Regione Liguria.
Il progetto di gestione, fortemente voluto dall’Amministrazione, è particolarmente innovativo, in quanto propone il mercato come spazio multifunzionale a disposizione dei residenti e dei turisti. OItre agli spazi di vendita e di ristorazione sono previsti spazi comuni in cui saranno programmate attività educative e di aggregazione.
Il modello della gestione, affidata ai consorzi degli operatori, ha consentito, in controtendenza rispetto al trend economico negativo, di aprire due nuovi mercati nell’ultimo anno: oltre a questo del Carmine, il mercato di Sarzano, inaugurato nello scorso mese di luglio. In base a tale modello, l’investimento, inizialmente sostenuto dai privati, viene progressivamente recuperato attraverso il meccanismo dello scomputo dei canoni.
Si tratta di una sinergia pubblico/privato che produrrà stimoli per l’economia locale e valorizzazione del territorio.
“Con soddisfazione siamo arrivati all’inaugurazione del mercato – commenta l’assessore Francesco Oddone - Da troppo tempo ormai il quartiere e la città tutta ne erano privi e ne reclamavano con forza la riapertura. La prolungata chiusura – prosegue l’assessore - ha rischiato di privare il quartiere di una parte della propria identità. Basti pensare all’associazione immediata che i cittadini fanno tra nome del quartiere e mercato. Sono certo che questa riapertura, caratterizzata da un marcato spirito innovativo e dalla ricerca coerente di sostenibilità su più livelli, rappresenterà un punto di svolta per il rilancio commerciale e anche turistico della zona, ma principalmente e prioritariamente per il miglioramento della vivibilità e socialità dei genovesi tutti."
OGGI NOTIZIE

NUOVO REGALO DI 125 MILIARDI DI EURO ALLE BANCHE ITALIANE: una doppia truffa. L'accusa di un'economista canadese.


-di Franco Fracassi-
Soldi degli italiani su cui si pagano anche interessi all’Esm. Una doppia truffa. L’accusa di un’economista
canadese
«L’Italia si è definitivamente consegnata nelle mani del Fondo monetario internazionale. Oramai si è
quasi totalmente grecizzata. Il governo Monti ha fatto molto in questo senso. Ma quello Letta si è
superato. Nemmeno i più ottimisti tra i liberisti avrebbero mai immaginato
che il governo in carica potesse abdicare al liberismo con tale
servilismo». È l’analisi dell’economista canadese Ellen Brown, presidente del Public Banking Insitute e autrice di diversi libri premonitori della crisi e delle sue conseguenze, oltre che analista economica per 
Global Research.
«L’ultimo atto, quello che mi ha fatto capire quanto si sia sottomesso alla finanza il governo italiano, è la
nomina di Carlo Cottarelli a commissario della spending review. Cottarelli è un ex dirigente del Fondo
monetario internazionale. E che cosa ha fatto appena arrivato? Ha suggerito al governo di chiedere fondi
al Meccanismo europeo di stabilità (Esm) per ricapitalizzare le banche italiane», prosegue l’analisi della
Brown.
L’Italia sta versando, in varie rate, oltre centoventicinque miliardi all’Esm. «Vi rendete conto
dell’assurdità di quanto sta accadendo e di come sia ancora più assurdo che non scoppi una rivoluzione in
Italia? Il governo sta versando una montagna di soldi all’Esm. Questi soldi, provenienti dall’Italia,
ritorneranno indietro, ma questa volta in prestito. In altre parole, l’Italia dovrà pagare all’Esm gli interessi
sul suo stesso denaro. E non è finita. Questi soldi non serviranno per dare ossigeno alle imprese o colmare
il divario tra ricchi e poveri. Questi soldi andranno alle banche, prime responsabili della crisi. Se non
avete capito riassumo: una parte considerevole dei soldi degli italiani sono finiti alle banche e a un
fantomatico fondo internazionale voluto fortemente dall’Fmi senza che gli italiani ne traggano alcun
beneficio e senza che gli italiani siano stati consultati per questo».
Prosegue l’economista: «L’Italia ha bisogno di soldi per rilanciare l’economia. E allora che cosa fa?
Chiama un signore (Cottarelli) che forse gli farà risparmiare quattro miliardi di euro con la spending
review mentre gliene ha fatti spendere centoventicinque con l’Esm. Un saldo negativo di centoventuno
miliardi di euro. Un vero affare. Vedo che il governo Letta è bravo a fare i conti».
La Brown conclude la sua analisi con un giudizio durissimo sul nostro presidente del consiglio: «Monti non
era un servo del potere delle banche e della finanza, perché era lui stesso personaggio chiave di quel
mondo. Letta è invece un fantoccio in mano a loro. Crede che con il suo atteggiamento ossequioso possa
entrare a far parte di quel mondo, mentre invece viene solo sfruttato e trattato da garzone di bottega».
http://popoff.globalist.it/Detail_News_Display?ID=88304&typeb=0

domenica 25 agosto 2013

Cibo e politica, il “metodo Eataly” di Farinetti si inceppa a Bari - Il Fatto Quotidiano

Cibo e politica, il “metodo Eataly” di Farinetti si inceppa a Bari - Il Fatto Quotidiano

GIA' CIBO E POLITICA ! Le grane di Farinetti a Bari non saranno del tutto un fatto di cattiveria .A quanti produttori  locali starà pestando i piedi ? Oppure oggi tutta la ricchezza  deve essere incanalata tra potenti e     " agganciati" con la politica ? Bari è ricca di produttori locali che hanno già la loro catena di distribuzione microdiffusa e certamente una grande realtà come Eataly sconvolge gli equilibri.Nata per promuovere i prodotti italiani all'estero ora vuole estendersi a tappeto in Italia con la lusinga di creare occupazione.Quanti  altri saranno costretti a chiudere ?



martedì 20 agosto 2013

Il Pd in Emilia silura Monti: “Negozi sempre aperti? Decide la Regione, non il governo” - Il Fatto Quotidiano




L'assessore Melucci: "Ricorreremo alla Corte Costituzionale. Noi siamo ad uno stadio già avanzato ed equilibrato". La Lega Nord si schiera con la maggioranza e Sel si divideLe liberalizzazioni degli orari nel commercio sono materia di competenza regionale. Questa la risposta dell’Emilia Romagna al pacchetto normativo Cresci Italia confezionato dal governo Monti assieme ai ministri Passera, Moavero e Severino, e al presidente dell’Antitrust Catricalà.“Noi siamo una regione che ha già raggiunto un equilibrio molto avanzato, risultato di concertazione fra tutti i soggetti protagonisti del settore”, spiega l’assessore regionale al Commercio, il riminese del Pd, Maurizio Melucci, “neanche in Europa c’è una liberalizzazione così spinta. Mi pare una materia che andrebbe affrontata con più

cognizione di causa”. Cognizione che appartiene, non solo per legge ma soprattutto per competenze, agli enti locali: “Per noi è normale avere la rete distributiva aperta quindi: liberalizziamo cosa? Un’attività commerciale che possa tenere aperto tutta la notte? Lo può fare già. Non c’è bisogno di ulteriori liberalizzazioni. L’equilibrio che avevamo raggiunto noi permetteva ai commercianti di scegliere l’orario più idoneo per la clientela a cui faceva riferimento”. Ecco perché l’Emilia Romagna sta valutando di presentare ricorso alla Corte costituzionale, assieme a Toscana, Puglia e Piemonte, e a cui stanno pensando di unirsi anche Lazio e

martedì 13 agosto 2013

IL REDDITOMETRO: IL FISCO CONTRO IL RISPARMIO.


redditometro_2013.jpgIl Fisco è contro il risparmio, con il redditometro devi rendere conto anche delle spese non coperte dal reddito annuale. Ma non è il cittadino che deve dimostrare allo Stato come spende i suoi soldi, ma è lo Stato che deve spiegare,al centesimo, al cittadino come spende i soldi delle sue tasse. Il redditometro, una mostruosità, va abolito insieme ad Equitalia. Prima è, meglio sarà per tutti.

da Brunoleoni.it
"La circolare con cui, pochi giorni fa, l’Agenzia delle entrate ha reso operative le norme sul nuovo redditometro non contiene indicazioni particolarmente significative rispetto a quanto già non sapessimo dal testo della legge e del decreto attuativo. Sapevamo già che da un lato il nuovo redditometro è più severo del precedente, dal momento che lo scostamento tra reddito dichiarato e spese presunte si riduce da un quarto a un quinto, che è sufficiente che lo scostamento si verifichi per un solo periodo di imposta, anziché due, e che si ritiene che le spese siano sostenute con redditi dell’anno in corso, come se il risparmio non esistesse; dall’altro lato, più garantista nel valorizzare il contraddittorio presso gli uffici dell’agenzia, evenienza tuttavia necessaria data la mole e l’importanza delle presunzioni introdotte.
Erano note anche le tipologie di spese che finiscono sotto lo sguardo dell’Agenzia e come si calcolano induttivamente in mancanza di dati certi, provenienti, ad esempio, dall’anagrafe tributaria o dimostrati dal contribuente. Sapevamo pure che il nuovo redditometro segna la mortificazione del risparmio, quell’attitudine costituzionalmente tutelata che ha evitato finora di individuare una nuova Bastiglia da assaltare.
La circolare, quindi, conferma lo spirito e la ratio che hanno animato il legislatore nella perenne lotta al fantasma dell’evasore, contribuendo a delinearne il profilo: un uomo qualsiasi; un piccolo borghese che si ricorda, bontà sua, di detrarre le spese farmaceutiche dai redditi imponibili e che si premunisce per i tempi duri con una polizza sanitaria. Gente di cui l’Italia è piena, che ha un abbonamento alla stagione teatrale per trascorrere qualche serata diversa, o che si allieta voltairianamente nella cura del proprio orticello (piante e fiori sono elemento indicativo di capacità contributiva per la categoria tempo libero, cultura e giochi). Uomini qualunque, di quelli che ancora per poco avranno la forza morale e economica di foraggiare questo Stato vorace, che da loro tutto vuol sapere, compreso quante volte al giorno chiamano i loro figli (v. voce “spese telefono”), ma che a loro nessuna spesa deve giustificare.
Come si è detto, gli effetti di questo redditometro andranno valutati una volta che sarà utilizzato, dal momento che molto dipenderà dall’uso che l’Agenzia ne farà. Accantonando il fatto che già questa discrezionalità, per non dire alea, è di per sé inquietante, ciò che più inquieta è che in un sistema fiscale da Ancien Régime, in cui una pressione insopportabile sta schiacciando imprese e famiglie, la vite della vessazione giri ancora una volta intorno alla gola del contribuente: sono le sue spese ancora una volta ad essere messe in discussione, mai quelle dello Stato o chi per esso.
Per l’Agenzia delle entrate, questi uomini di medie qualità, così simili l’uno all’altro nei gusti, nei comportamenti e nelle priorità, al punto che ad ogni comportamento di spesa è assegnato un valore medio come se non esistessero le preferenze individuali, sono evasori “salvo prova contraria”, nemici dello Stato, spettri a cui dare la caccia a scopo dimostrativo, perché tutti imparino non più che le tasse sono una cosa bellissima, ma che le spese e i risparmi sono una cosa bruttissima."

venerdì 9 agosto 2013

INCONTRO A DURONIA "LA FAMIGLIA SPERANZA E FUTURO PER LA SOCIETA' ITALIANA " 11 AGOSTO 2013


CHI COMANDA IN ITALIA?


chi_comanda_in_italia.jpg


http://www.beppegrillo.it
Chi comanda in Italia? Per rispondere a questa domanda bisogna andare per esclusione. Non comanda il Parlamento che non legifera più e che ha, come unico compito, l'approvazione di decreti legge ripieni di nulla del Governo di capitan Findus Letta. Non comanda quest'ultimo che non riesce neppure a decidere quando e come fare pagare l'IMU o se aumentare di un punto l'IVA. Allora è il popolo che comanda? Gli elettori? Neppure per sogno. I referendum (solo abrogativi) non vengono rispettati come per l'eliminazione del finanziamento pubblico ai partiti e le leggi di iniziativa popolari non sono neppure discusse, come per Parlamento Pulito. Se Parlamento, Governo e elettori non comandano, chi comanda in questo Paese? Non comandano le piccole e

martedì 30 luglio 2013

Imprese: +189 tra aprile e giugno in Molise

Nel corso del secondo trimestre dell’anno il saldo tra aperture e chiusure di imprese in Molise fa registrare un bilancio positivo per 189 imprese in più per un tasso di crescita tornato positivo (dopo il -0,7% del primo trimestre) pari a +0,54%. Ma il risultato è meno brillante di quello che succedeva un anno fa quando, tra aprile e giugno 2012, il saldo tra iscrizioni e cessazioni era pari a +231 imprese per un tasso di crescita pari a +0,66%.

Il sistema delle imprese, quindi, in regione avanza con un risultato finale di 34.869 imprese registrate, ma ha il fiato decisamente corto. A determinare tale situazione, hanno concorso la diminuzione del numero delle iscrizioni passate dalle 565 del secondo trimestre del 2012 alle 543 dello stesso periodo di quest’anno, e il contemporaneo aumento delle cessazioni da 334 a 354.

A livello settoriale, oltre al settore dell’agricoltura che segna il saldo peggiore (-21 imprese), altri risultati negativi tra iscrizioni e cessazioni si registrano per l’Attività manifatturiera (-6 imprese) e per i Servizi di trasporto e magazzinaggio (-5 imprese).
Di contro i settori principali dove si verifica un saldo positivo sono quello delle Costruzioni (+23 imprese), quello delle Attività di servizi di alloggio e ristorazione (+11 imprese) e quello delle Attività finanziarie (+11 imprese).

L’analisi per forma giuridica conferma poi che tutte le forme analizzate evidenziano un saldo positivo tra iscrizioni e cessazioni, con un ottimo risultato, ancora una volta, per le società di capitale.

Andando a leggere più in profondità i dati dei Registri imprese, risulta evidente un andamento diverso tra le due provincie molisane: Isernia con un stock di imprese al 30 giugno 2013 pari a 9.009 registrate e un saldo tra iscrizioni e cessazioni positivo e pari a +84 si pone al terzo posto della classifica dei migliori tassi di crescita con +0,94% (in linea con ciò che accadeva nello stesso periodo del 2012, +1,00%); Campobasso scivola, invece, al 56° posto con 25.998 imprese registrate, un saldo pari a +105 imprese, con un tasso di crescita quindi che è positivo (+0,41%), ma che diminuisce rispetto a ciò che succedeva nel secondo trimestre del 2012 quando era risultato pari a +0,55%.

Se dal punto di vista delle crisi d’imprese non condividiamo con il resto del Paese l’aumento delle procedute fallimentari che in Molise al contrario diminuiscono di -7,1%, mentre in Italia fanno segnare un preoccupante +5,9%, a certificare la persistente durezza della crisi vi sono però anche i bilanci anagrafici del comparto artigiano, rimasto fermo ormai da mesi.
In Molise sono 7.273 le imprese artigiane nel secondo trimestre dell’anno mentre ne erano 7.434 un anno fa: alla luce delle iscrizioni, 108, e delle cessazioni, 85, il tasso di crescita di tale comparto, che notevole importanza riveste nel tessuto economico della regione, risulta dimezzato ad un anno di distanza, passando da +0,61% del II trimestre del 2012 a +0,32% dello stesso periodo del 2013.




 Ufficio Studi e Ricerche
Unioncamere Molise
Ultimo aggiornamento Mercoledì 17 Luglio 2013 09:37

venerdì 26 luglio 2013

Ridefinire le istituzioni

di Umberto Berardo
Che l’Italia stia affondando sul piano economico non è un’opinione, ma una costatazione oggettiva derivante dai dati sul PIL, sulla produzione, sul consumo interno e sull’occupazione che sono tutti negativi.
Molti opinionisti rilevano l’immobilismo del governo, del parlamento e dei partiti che ormai non riescono più a decidere e sembrano indirizzati tutti all’attendismo in attesa di superare le crisi interne derivanti dalle confusioni sulla linea politica, dall’incoerenza tra le posizioni preelettorali e le decisioni successive, dall’incapacità di definire un progetto per il superamento dello stallo e per il rilancio dello sviluppo del Paese.
Questo governo avrebbe dovuto fare una legge elettorale decente, rilanciare l’economia e l’occupazione, ridefinire la spesa pubblica eliminando sprechi e privilegi soprattutto nel finanziamento pubblico della politica, eliminare le province, rendere più equo il sistema fiscale specialmente con la lotta all’evasione ed all’elusione.

CONFERENZA EUROPEA SULLA DOMENICA LIBERA DAL LAVORO



SAVE-THE-DATE

The Members of Parliament Evelyn Regner (S&D) and Thomas Mann (EPP)
and
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 The European Sunday Alliance

Invite you to
  
The Second European Conference on the Protection of a Work-free Sunday and Decent Work

2014-2019: WORK-FREE SUNDAYS AND DECENT WORK IN THE EU
What can the Members of the European Parliament do to promote the idea?


Date:                  15 October 2013
Time:                  10h00 – 17h00
Venue:               European Parliament, Brussels, Room ASP 3C050

Background:
The objective of this conference is to highlight that a work-free Sunday and a bettersynchronisation of social rhythm with working hours, with less irregular and unsocial working hours, are of paramount importance for citizens throughout Europe. It allows a better reconciliation of work and private/family life, which would also allow to partake in collective activities such as sports, culture or other social activities. In view of the up-coming elections of the European Parliament, the European Sunday Alliance will discuss with the current and prospective Members of the European Parliament their respective views and perspectives for the next legislation 2014-2019.

Background:
L'obiettivo di questa conferenza è quello di evidenziare che una Domenica libera dal lavoro e un bettersynchronisation del ritmo sociale con l'orario di lavoro, con orari di lavoro meno irregolari e asociale, sono di fondamentale importanza per i cittadini di tutta Europa. Permette una migliore conciliazione tra lavoro e vita privata / familiare, che permetterebbe anche di partecipare alle attività collettive come lo sport, la cultura o altre attività sociali. In considerazione degli imminenti elezioni del Parlamento europeo, la Domenica Alleanza europea discuterà con i membri attuali e futuri del Parlamento europeo, i loro rispettivi punti di vista e prospettive per la prossima legislazione 2014-2019.

Cara Anna Echterhoff,
siamo molto felici di leggervi e di sapere di questa conferenza presso il Parlamento Europeo a Bruxelles.
Noi abbiamo fatto una raccolta firme nazionale presentando 150.000 adesioni per portare una nuova proposta di legge di iniziativa popolare al parlamento italiano.Il ministro dello sviluppo economico ha accolto la nostra richiesta e presto sarà posta in discussione.Speriamo che presto potremo restituire alla nostra vita un sapore più umano.
Saluti.
Giulia

(Dear Anna Echterhoff,
we are very happy to read you and know of this conference at the European Parliament in Brussels.
We did a national petition presenting 150,000 accessions to bring a new bill to the italian parliament by popular initiative.Il Economic Development Minister has accepted our request and will soon be placed in discussion.We hope that we will soon return to our lives a taste more human.)
Greetings.
Giulia

venerdì 19 luglio 2013

IL DESTINO DEI MARCHI ITALIANI di Eleonora Della Ratta (Famiglia Cristiana )

L'Italia :un paese che scoraggia gli imprenditori.perchè ?

FORTIS: IN ITALIA SI COMPRA MEGLIO

"Un Paese che non aiuta, anzi scoraggia gli imprenditori." La situazione italiana e il destino dei suoi marchi nell'analisi di Marco Fortis.

«L’Italia è un Paese che non aiuta, anzi scoraggia gli imprenditori, con governi precari e un sistema bancario in difficoltà». È questa una delle cause che secondo Marco Fortis, economista e vicepresidente di Edison, spinge i nomi del made in Italy a concedersi ai Francesi: «Nel settore del lusso non abbiamo grandi gruppi delle dimensioni di Arnaud Kering, anche imprese come Tod’sPrada dovrebbero fondersi insieme per riuscire a fare acquisti tanto importanti. E, dall’altra parte, aziende che sono arrivate all’apice della loro crescita, come Loro Piana, devono entrare a far parte di questi grandi gruppi per espandersi ancora e riuscire a conquistare nuovi mercati».

LE ACQUISIZIONI STRANIERE IMPOVERISCONO L’ECONOMIA ITALIANA?

«I Francesi, soprattutto negli ultimi anni, sono molto attivi nell’acquisto di nomi del lusso italiano, ma permettono al nostro Paese di avere ricchezza con stabilimenti che restano al loro posto e, spesso, una gestione che rimane in mani italiane, così come all’Italia vanno stipendi e tasse. Gucci ne è un esempio: la produzione della pelletteria è rimasta in Toscana e il gruppo della famiglia Pinault fa della tracciabilità un punto di principio, proprio perché la qualità è la caratteristica fondamentale per vendere questi simboli del made in Italy. Certo, i Francesi possono farlo perché possono contare non solo su gruppi di dimensioni enormi e famiglie dagli immensi patrimoni, ma anche su una politica e un sistema finanziario che sostiene questo tipo di operazioni. Gli imprenditori italiani, invece, si trovano a pagare l’Imu sui capannoni, l’Irap e hanno la minaccia della Tares: qualcuno magari si stufa e decide di far entrare gli stranieri in azienda per avere spalle più larghe per sostenere una situazione non facile».

QUANTO INCIDONO SU QUESTE OPERAZIONI LE LITI DI FAMIGLIA, IN GRUPPI DOVE IL BRAND VIENE PORTATO AVANTI ORMAI DA GENERAZIONI?

«Non possiamo generalizzare, ogni caso è diverso dall’altro. Nel caso di Bulgari e Loro Piana, per esempio, ci sono state valorizzazioni di altissimo livello, con cifre in gioco notevoli e famiglie  che, con queste operazioni, hanno valorizzato le aziende che avevano, mantenendone la gestione e una quota di minoranza. Per le forze che avevano non sarebbero potute crescere di più, da sole. Poi c’è il caso Giorgio Armani, dove il fondatore è un leader forte che non ne vuole sapere di mollare la presa e va avanti o un gruppo piccolo, come Cucinelli, giovane e nel pieno dell’ascesa. Il pericolo può arrivare in casi come Esselunga, dove le liti familiari non si sa a quali scelte possono portare in un settore, come la Grande distribuzione organizzata, ormai tutta in mano a francesi e tedeschi, facendo eccezione per le cooperative che però non portano avanti una politica internazionale. Eppure la Gdo è importante per l’Italia perché permetterebbe di far conoscere meglio i nostri prodotti all’estero, come sta facendo Giovanni Rana negli Stati Uniti o Eatitaly».

LA POLITICA INDUSTRIALE DEL PAESE QUALI SETTORI DOVREBBE SALVAGUARDARE?

«La meccanica, spina dorsale dell’Italia, al di là dell’iconografia che fa di moda e alimentare i settori di punta. In questo settore i gruppi sono più piccoli e molto specialistici, in mano a famiglie giovani, e dove quello che conta sul mercato è la tecnologia, mentre sul consumatore finale non pesa l’appeal del nome. I settori strategici da tutelare sono proprio quelli della Finmeccanica, perché incidono sulla difesa, l’aerospaziale, i satelliti, così come deve essere sostenuta Fincantieri che produce le navi da crociera più belle del mondo. Possiamo invece stare tranquilli nel campo dell’energia, perché Enel ed Eni sono gruppi davvero grandi. È importante, però, che ci sia un minimo di visione a lungo termine nella politica industriale italiana».
14 luglio 2013

lunedì 15 luglio 2013

C'era una volta un Bel Paese di Ernesto Galli della Loggia



Caro Ernesto Galli della Loggia,come non condividere questo articolo?     Noi piccoli commercianti di città ,siamo sparsi sul territorio italiano in tanti come l'aria che si respira.Soffocati dalle scelte avallate da una politica che ha favorito i grandi gruppi economici  il più delle volte stranieri, appiattito l'offerta ,snaturato tutte le nostre "eccellenze",evacuato le nostre città,dove ormai si vive senza poesia,dove tanti bottegai coltivano(o coltivavano) ogni giorno il sogno faticoso di una vita per consegnare benessere e dignità ai propri figli e ricchezza al proprio Paese.Noi siamo italiani davvero ,un alveare immenso di api operaie,costruttori di pace, armonia ,sostenitori della bella inventiva italiana, macchina che diffonde turismo e bellezza con le luci e i colori delle tante diversità geografiche delle nostre variegate regioni.Da voi giornalisti vogliamo che ne parliate ogni giorno.Vogliamo che il popolo comprenda che una economia indotta e canalizzata in grandi catene,omologa appiattisce, non ti consente di scegliere e che il consumatore diventa anch'esso un prodotto e non certo dei migliori.

                                                                          Giulia D'Ambrosio


'ORGOGLIO POLITICO DA RITROVARE

C'era una volta un bel paese


La chiusura di un antico negozio di provincia e un incontro per festeggiare la lunga carriera di un uomo di cinema: perché mai un giornale dovrebbe occuparsi di fatti del genere se non nelle cronache minori? È vero, ma forse la condizione di un Paese la si intende meglio proprio dai fatti all'apparenza minori. Dove la realtà appare più vera e colpisce più immediatamente magari perché capita, come in questo caso a chi scrive, di esserle stati in qualche modo vicino.
Entrambi i fatti di cui voglio dire hanno per teatro l'Umbria. A Perugia (una città che conosco bene per averci insegnato a lungo) ha appena chiuso i battenti - per le ragioni solite: un centro storico ormai semideserto, il costo del lavoro troppo alto, un livello qualitativo che ormai è richiesto da un sempre minor numero di clienti - un'antica pasticceria, la pasticceria «Sandri». Come altri negozi del suo genere sparsi qua e là nella Penisola, era stata fondata da un cittadino svizzero subito dopo l'Unità, e, rimasta a tutt'oggi di proprietà di una famiglia d'Oltralpe, ancora esibiva nel grazioso affresco ottocentesco che ornava in alto le sue pareti la croce bianca in campo rosso della Confederazione.
Dal punto di vista dell'arte dolciaria e gastronomica era un luogo di «eccellenze», come si dice oggi. Assai più contava però il suo essere da sempre punto d'incontro e di ritrovo dell'élite cittadina; ma non solo: con il tempo, infatti, «Sandri» era divenuto un luogo di autoriconoscimento dell'intera comunità, un luogo della sua identità.
Più o meno nei medesimi giorni e a poche decine di chilometri - ecco il secondo fatto «minore» di cui dicevo all'inizio - il Festival di Spoleto ha festeggiato Enrico Medioli, uno dei più importanti scrittori del nostro cinema (e poi anche della televisione): sceneggiatore di film memorabili, in specie di Visconti, che restano tra le glorie artistiche di questo Paese: Rocco e i suoi fratelli , Il Gattopardo , La caduta degli dei . È stato festeggiato con la proiezione di un documentario che ne ha ripercorso la carriera. Nel buio del piccolo teatro rivisse così quella mattina, attraverso alcune immagini delle opere ricordate sopra, attraverso i ricordi intrisi d'intelligenza e d'ironia dello stesso Medioli e di tanti che avevano lavorato con lui, una grande pagina della storia culturale italiana. Quella del nostro cinema dei decenni postbellici: con la sua passione e il suo amore per le cose e la storia del Paese ma anche con la sua conoscenza delle cose e della storia del mondo; con la qualità artistica dei suoi uomini e delle sue donne; con il gusto e la suprema abilità artigiana dei suoi costumisti, arredatori, sarti, scenografi.
Ma che ne è oggi di tutto questo? Dov'è andata a finire l'Italia della pasticceria «Sandri» o quella in cui Visconti girava i suoi film? La risposta ha un tono inevitabile d'angoscia: svanisce, e già ne stiamo quasi perdendo il ricordo. Svanisce l'Italia delle cento città, l'antica, degna Italia provinciale insieme ai luoghi simbolici della sua socialità. Stravolta, come a Perugia e in mille altri luoghi, da politiche urbane demenziali, dall'arroganza distruttrice di una «gente nova» quasi sempre di origine politica o alla politica in mille modi collegata, abbandonata da una borghesia incolta e indifferente. Ma insieme a lei svanisce anche l'Italia moderna del Novecento, e agonizza quella cultura - il cinema, appunto - che per antonomasia ne accompagnò la straordinaria ascesa. Marghera, Mirafiori, Bagnoli, Sesto San Giovanni, Terni, l'Ilva sono i cimiteri, ormai abbandonati o quasi, del suo grande apparato industriale di un tempo, i cimiteri del suo grande sogno di stare alla pari con la parte più avanzata del Continente.
Un sogno che sembra finito: dappertutto, da Nord a Sud, non si contano le fabbriche ormai silenziose, così come non si contano lungo le strade le saracinesche abbassate dei negozi chiusi. Mentre a questa paralisi che avanza fanno da simbolico contrappunto l'eguale abbandono di Cinecittà, la desolazione produttiva e di idee di quella che un tempo fu la Rai, le tante librerie che scompaiono.
È un'intera, lunga pagina della nostra vicenda nazionale quella che oggi sembra chiudersi. Una grande pagina: la cui fine non solo si ripercuote drammaticamente sulla vita concreta di tanti, ma si accompagna all'aprirsi di un vuoto angoscioso, anche se spesso inconsapevole, nel cuore e nella mente di tutti. L'angoscia di avere imboccato la via verso un precipizio senza sapere se e quando riusciremo a fermarci.
Ma la politica, la politica, percepisce questo vuoto? Avverte questa angoscia? Nella crisi italiana il discorso torna necessariamente, implacabilmente, sempre allo stesso punto: alla politica. Più che mai le chiacchiere sulla società civile stanno a zero, infatti: più che mai l'Italia è condannata alla politica. Perché solo da lì possono venire non il miracolo ma innanzi tutto la parola, l'indicazione di marcia, la speranza di un futuro. Come ci ha spiegato a suo tempo Michael Walzer, l'Esodo degli ebrei dall'Egitto sotto la guida di Mosè è l'archetipo politico di ogni situazione sociale in cui è necessario rompere con il passato, imboccare arditamente vie nuove. Abbiamo forse, allora, bisogno di profeti? Ebbene sì, oggi l'Italia ha bisogno di profeti. È sbagliato farsi spaventare dalle parole: non sta scritto da nessuna parte, infatti, che non possano esserci profeti democratici: Roosevelt e anche De Gasperi a loro modo lo furono. Così come non sta scritto da nessuna parte che non possano esserci anche partiti capaci di spirito e di capacità profetica. Che poi vuol dire nient'altro che la capacità di trasmettere convinzione, fiducia, coraggio. Ma la capacità di farlo, vivaddio, uscendo dal consueto, osando modi e gesti inediti, dando segni emozionanti di rottura: che cosa c'è mai di così pericoloso in tutto questo, mi chiedo, per la democrazia? Nei momenti di crisi è piuttosto la banalità, il tran tran, il conformismo ripetitivo delle frasi fatte, ciò che uccide la democrazia. Consegnando i suoi cittadini - come sta accadendo oggi in Italia - alla passività, alla sfiducia e al disprezzo per la politica.
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